La tecnica di guarigione del Salto Temporale Quantistico

Quella che condivido è una tecnica che mi è stata presentata durante una profonda meditazione.

Qualche tempo fa, ho avuto la conferma che non è stata una mia mera visione, quando Eldora & Siman di cui avevo parlato già in precedenza, hanno menzionato questa tecnica con il seguente nome: QUANTUM TIMELINE HEALING TECNIQUE.

Perdonatemi la traduzione non esatta, ma il concetto rimane lo stesso, ed è quello che conta.

In pratica, abbiamo tutti dei ricordi più o meno traumatici che desidereremmo tanto non fossero mai accaduti, in quanto fonte di stress talmente profondi da essere ben radicati nel nostro inconscio e riapparire sotto forma di problemi psico-fisici anche 10/20/30 anni dopo l’evento.

Ecco.

Immaginate quindi di essere tipo Marty McFly di Ritorno al Futuro, e di salire sulla macchina del tempo, la mitica Deloryan.

Solo che nel nostro caso, la realtà, la nostra Deloryan è la vostra potentissima mente.

Impostate l’evento.

Andate proprio lì, luogo e tempo.

E proprio come ha fatto il buon Micheal J.Fox, possiamo cambiare gli eventi del passato… semplicemente immaginandoci un nuovo evento, o nuove modalità.

Semplice, quanto potente.

Ovviamente, maggiore è il nostro stato in theta, sicuro è “l’atterraggio” a destinazione. Possiamo quindi mandare i nostri angeli, guide, usare colori, geometrie sacre, o qualsiasi cosa in vostro possesso o di vostra conoscenza che possa aiutarvi a cambiare in meglio quel determinato evento.

Per esempio, io sono andata a quell’evento super traumatico di quando mia mamma ha tentato il suicidio per la prima volta: un circo… di tragedie, di panico, di terrore. Che ho fatto? Ho portato davvero il circo, ma quello fatto di sorrisi, clown, palloncini, gioia, risate. E ovviamente angeli, arcangeli, Gesù, Maria… colori e mandala a badilate, per colorare tutte le emozioni negative, e poi….

… siccome la maggior parte delle volte il nostro ritorno al passato implica la ricongiunzione con una parte di noi bambina, prendiamoci il tempo per coccolare questa nostra bambina/bambino estremamente impauriti per quell’evento. Parliamoci. Consoliamoli. Curiamoli, diamo tutto l’amore che non le/gli è stato dato.

SIAMO NOI ora che ci prendiamo cura di lei/lui.

Ed ogni giorno, portiamoli nelle nostre meditazioni, nei nostri cuori, e la sera chiediamole/gli come è andata la giornata, e addormentiamoci portandoli nel nostro cuore… finché saranno loro a fondersi con il nostro cuore, e a consapevolizzare e consolidare un processo di guarigione intenso che è andato oltre il tempo, lo spazio, le dimensioni.

Provare per credere.

Noi siamo esseri potenti, è ora di ricordarcelo.

Tutto parte da noi

Non so voi, ma io mi sto sempre più rendendo conto che le esperienze che ci capitano partono sempre da noi.

E a volte, per fortuna o se crediamo nel cosmo, in Dio, o chiamatelo/etichettatelo come volete, siamo portati a certi cambiamenti.

Eh già, i cambiamenti. Il primo grande cambiamento qual’è? La nascita.

E come nasciamo? Un vero trauma. Stiamo così bene nel grembo materno, e poi tutto a un tratto ci buttano fuori, ed è orribile, sentiamo i dolori della mamma, la sua paura, le sue angoscie, chissà che casino c’è tutto intorno, e poi il primo respiro è dolorosissimo, infatti… si piange come non mai.

E poi, se siamo fortunati, ci rimettono accanto alla mamma, se, invece come me, siete nati 30/40 anni fa, è più probabile che abbiamo fatto esperienza, appena arrivati in questo mondo, del senso dell’abbandono. Noi piccini, per ore non capiamo che cavolo sia successo, e siamo ingabbiati in un posto sconosciuto. Immaginatevi come la possiamo aver vissuta…

Eh già.

Questo per dire che i cambiamenti fanno una paura immensa, proprio per questo piccolo particolare che più o meno il 90% delle persone ha vissuto.

Quindi.

Sentiamo che vogliamo cambiare.

Ma c’è qualcosa, in fondo, che non vediamo, ma sentiamo, e autosabota.

Non vuole cambiare, assolutamente, vuole rimanere nel pancione comodo della mamma, qualsiasi esso sia; fa niente se ci sono dei problemi alla situazione attuale, meglio questa piuttosto che rivivere il trauma del cambiamento.

Questo, a livello inconscio, penso sia quello che avviene non appena “fiutiamo” la parola cambiamento.

Che in sè porta tante belle speranze, un futuro migliore, nuove sfide, nuove gioie, tutto nuovo. Ma, se il trauma non è stato superato, o meglio, inglobato nella nostra vita, accettato, ci troviamo come alla stazione del treno, e vediamo solo treni partire, e noi pronti con la nostra bella valigia.. ma fermi.

Insomma, tornando a noi. Come si trova quella spinta a cambiare, nonostante le paure infinite che ci portiamo dentro?

La letteratura propone una cosa molto semplice: buttarsi ad occhi chiusi.

Ehhh beh, certo, un conto dirlo ed un conto è farlo.

Poi con tutta sta crisi che c’è, ho già 35/40/50 anni chi vuoi che mi piglia, che mi crede, che mi supporta?

Risposta: te stessa/te stesso, e tutti i tuoi angeli, le tue guide spirituali, e infine Dio.

La fede e la preghiera in questo rappresentano la colonna portante della mia anima, senza di queste sarei a prendere Sanax a tutte le ore, e da mò. Quindi ringrazio il Signore per darmi la forza, ogni giorno, ed aiutarmi a portare in luce tutti questi traumi che mi autosabotano, da mò.

Parte Uno di una nuova vita a venire. Sfida le tue paure, guardale in faccia, riconoscile, e buttaci dentro. Ma non nasconderle, non le mettere sotto il tappeto, perchè è solo una presa in giro, verso te stessa/stesso, ed una perdita di tempo.

Consapevolezza significa anche questo.