Decido. Vivo. Sento.

Siamo coscienza

Siamo unità

Siamo energia

Siamo potenza

Siamo amore

Ci incarniamo, cadiamo in dimensioni inferiori, per fare esperienza, per evolvere, insieme

E dimentichiamo

Cominciamo a fare esperienze dolorose fatte di emozioni negative, giudizio, dolore, mancanze varie

Poi forse abbiamo la fortuna di ricordare, visto che dentro di noi la scintilla ogni tanto si riaccende

E ricordiamo

E sentiamo

E ci sentiamo nuovamente in quel flusso di amore e abbondanza che va oltre i sensi conosciuti dalla mente

Ci servono tante esperienze per ricordarci

Una sola volta non basta, la mente altrimenti non ricorda, fa fatica, fa gli sgambetti

E capita a volte di notare la differenza di energia tra la vera realtà, fatta di amore, pace, coesione e l’energia illusoria della matrix. Una volta uscita dalla connessione col tutto, una volta che torni nel tuo corpo fisico amato, ritornano le memorie di dolore, di mancanza, di sofferenza, di giudizio.

Esistono, ma sono illusioni.

E poco a poco ti rendi conto che la tua vera essenza è oltre queste illusioni, solo che… sono tante. Sono dentro di te. Sono nelle tue cellule. Sono nascoste agli occhi. E talvolta, le nascondiamo noi stessi ai nostri occhi, e al nostro cuore, perché non ci piacciono, perché ci fanno male, troppo male….

Magari sono anche di vite precedenti, quindi non le conosciamo razionalmente in questa vita..

Ci vuole tempo.

Ricordarsi della maestosità della nostra essenza non è facile, né tanto meno è facile ricordarsi o accorgersi del bagaglio di sofferenze che ci portiamo dentro di noi per fare queste benedette esperienze.

Per questo per me la meditazione è fondamentale. Per ricordarmi. Per lasciare questa illusione dolorosa della matrix. Va da sé che ovviamente non posso passare 24h al giorno a meditare, né posso far finta per sempre al dolore che porto dentro.

E allora decido: osservo e accetto. Ascolto e respiro.

Il dado è tratto. Il gioco continua.

Decido. Vivo. Sento.

La fede costruisce ponti impossibili

Recentemente ho visto “Edelweiss Revolution – La prova
scientifica che Dio esiste”, un film svizzero dove un gruppo di amici in pensione, attivissimi nel ’68 per la difesa dei diritti civili, si battono ora per contrastare la produzione di armi. Simpaticissimo, e consigliatissimo.

In Svizzera ci sono varie religioni ufficiali, e vari contrasti ovviamente, come dovunque, purtroppo nel mondo.

Nel gruppo di amici, c’è il cristiano che viene costantemente preso in giro dall’amico ateo, ma quando questo finisce in ospedale, l’amico cristiano spiega: la fede c’è o non c’è.

Ma se c’è, ti dona una forza inspiegabile

… e che è capace di costruire l’impossibile, là dove la mente umana non è neanche in grado di arrivare.

Ed è quello che sto vivendo in questo periodo così particolare della mia vita (infatti ne avevo già scritto), e che pare essere un tema ricorrente anche per altre persone, visto anche il periodo di forte incertezza che si sta passando con questo covid.

Ma per tornare a quanto avevo già precedentemente condiviso, voglio puntualizzare che la storia che ho riportato era relativa al profeta Elia ed alla vedova di Sarepta di Sidone, non alla vedova di Naim, e di cui ho trovato un estratto su internet che spiega in modo incredibile questo passaggio della Sacra Scrittura.

In questo passaggio si evince appunto che la visione limitante che ci dà la nostra piccola mente del nostro presente può essere sorpassata se si ha FIDUCIA nel Creatore, OGNI GIORNO (credi e troverai farina e olio ogni giorno per il tuo cibo quotidiano) e soprattutto, se si dà prima all’altro, allo sconosciuto (il profeta Elia che era andato dalla vedova per cibarsi), quel poco che si ha.

E questo discorso sulla fede e sulla fiducia va OLTRE le proprie credenze religiose, sia che uno creda a Buddha, Maometto, Gesù, agli dei dell’Olimpo, dei Celti o vichinghi oppure a nessuno.

E’ un concetto molto personale quello della fede, ne convengo. Ma io personalmente, che ho passato e passo giornate molto difficili interiormente, trovo che la fede mi dà davvero quella forza che altrimenti non troverei altrove, e che mi consente ogni giorno di svegliarmi con gratitudine ed affrontare al meglio ogni singola giornata.

Sarò debole, sarò “naif”, sarò ingenua o tante altre etichette mentali limitanti, ma è questo quello che sento, e penso non sia una mia esclusiva.

Tutto parte da noi

Non so voi, ma io mi sto sempre più rendendo conto che le esperienze che ci capitano partono sempre da noi.

E a volte, per fortuna o se crediamo nel cosmo, in Dio, o chiamatelo/etichettatelo come volete, siamo portati a certi cambiamenti.

Eh già, i cambiamenti. Il primo grande cambiamento qual’è? La nascita.

E come nasciamo? Un vero trauma. Stiamo così bene nel grembo materno, e poi tutto a un tratto ci buttano fuori, ed è orribile, sentiamo i dolori della mamma, la sua paura, le sue angoscie, chissà che casino c’è tutto intorno, e poi il primo respiro è dolorosissimo, infatti… si piange come non mai.

E poi, se siamo fortunati, ci rimettono accanto alla mamma, se, invece come me, siete nati 30/40 anni fa, è più probabile che abbiamo fatto esperienza, appena arrivati in questo mondo, del senso dell’abbandono. Noi piccini, per ore non capiamo che cavolo sia successo, e siamo ingabbiati in un posto sconosciuto. Immaginatevi come la possiamo aver vissuta…

Eh già.

Questo per dire che i cambiamenti fanno una paura immensa, proprio per questo piccolo particolare che più o meno il 90% delle persone ha vissuto.

Quindi.

Sentiamo che vogliamo cambiare.

Ma c’è qualcosa, in fondo, che non vediamo, ma sentiamo, e autosabota.

Non vuole cambiare, assolutamente, vuole rimanere nel pancione comodo della mamma, qualsiasi esso sia; fa niente se ci sono dei problemi alla situazione attuale, meglio questa piuttosto che rivivere il trauma del cambiamento.

Questo, a livello inconscio, penso sia quello che avviene non appena “fiutiamo” la parola cambiamento.

Che in sè porta tante belle speranze, un futuro migliore, nuove sfide, nuove gioie, tutto nuovo. Ma, se il trauma non è stato superato, o meglio, inglobato nella nostra vita, accettato, ci troviamo come alla stazione del treno, e vediamo solo treni partire, e noi pronti con la nostra bella valigia.. ma fermi.

Insomma, tornando a noi. Come si trova quella spinta a cambiare, nonostante le paure infinite che ci portiamo dentro?

La letteratura propone una cosa molto semplice: buttarsi ad occhi chiusi.

Ehhh beh, certo, un conto dirlo ed un conto è farlo.

Poi con tutta sta crisi che c’è, ho già 35/40/50 anni chi vuoi che mi piglia, che mi crede, che mi supporta?

Risposta: te stessa/te stesso, e tutti i tuoi angeli, le tue guide spirituali, e infine Dio.

La fede e la preghiera in questo rappresentano la colonna portante della mia anima, senza di queste sarei a prendere Sanax a tutte le ore, e da mò. Quindi ringrazio il Signore per darmi la forza, ogni giorno, ed aiutarmi a portare in luce tutti questi traumi che mi autosabotano, da mò.

Parte Uno di una nuova vita a venire. Sfida le tue paure, guardale in faccia, riconoscile, e buttaci dentro. Ma non nasconderle, non le mettere sotto il tappeto, perchè è solo una presa in giro, verso te stessa/stesso, ed una perdita di tempo.

Consapevolezza significa anche questo.