Tutto parte da noi

Non so voi, ma io mi sto sempre più rendendo conto che le esperienze che ci capitano partono sempre da noi.

E a volte, per fortuna o se crediamo nel cosmo, in Dio, o chiamatelo/etichettatelo come volete, siamo portati a certi cambiamenti.

Eh già, i cambiamenti. Il primo grande cambiamento qual’è? La nascita.

E come nasciamo? Un vero trauma. Stiamo così bene nel grembo materno, e poi tutto a un tratto ci buttano fuori, ed è orribile, sentiamo i dolori della mamma, la sua paura, le sue angoscie, chissà che casino c’è tutto intorno, e poi il primo respiro è dolorosissimo, infatti… si piange come non mai.

E poi, se siamo fortunati, ci rimettono accanto alla mamma, se, invece come me, siete nati 30/40 anni fa, è più probabile che abbiamo fatto esperienza, appena arrivati in questo mondo, del senso dell’abbandono. Noi piccini, per ore non capiamo che cavolo sia successo, e siamo ingabbiati in un posto sconosciuto. Immaginatevi come la possiamo aver vissuta…

Eh già.

Questo per dire che i cambiamenti fanno una paura immensa, proprio per questo piccolo particolare che più o meno il 90% delle persone ha vissuto.

Quindi.

Sentiamo che vogliamo cambiare.

Ma c’è qualcosa, in fondo, che non vediamo, ma sentiamo, e autosabota.

Non vuole cambiare, assolutamente, vuole rimanere nel pancione comodo della mamma, qualsiasi esso sia; fa niente se ci sono dei problemi alla situazione attuale, meglio questa piuttosto che rivivere il trauma del cambiamento.

Questo, a livello inconscio, penso sia quello che avviene non appena “fiutiamo” la parola cambiamento.

Che in sè porta tante belle speranze, un futuro migliore, nuove sfide, nuove gioie, tutto nuovo. Ma, se il trauma non è stato superato, o meglio, inglobato nella nostra vita, accettato, ci troviamo come alla stazione del treno, e vediamo solo treni partire, e noi pronti con la nostra bella valigia.. ma fermi.

Insomma, tornando a noi. Come si trova quella spinta a cambiare, nonostante le paure infinite che ci portiamo dentro?

La letteratura propone una cosa molto semplice: buttarsi ad occhi chiusi.

Ehhh beh, certo, un conto dirlo ed un conto è farlo.

Poi con tutta sta crisi che c’è, ho già 35/40/50 anni chi vuoi che mi piglia, che mi crede, che mi supporta?

Risposta: te stessa/te stesso, e tutti i tuoi angeli, le tue guide spirituali, e infine Dio.

La fede e la preghiera in questo rappresentano la colonna portante della mia anima, senza di queste sarei a prendere Sanax a tutte le ore, e da mò. Quindi ringrazio il Signore per darmi la forza, ogni giorno, ed aiutarmi a portare in luce tutti questi traumi che mi autosabotano, da mò.

Parte Uno di una nuova vita a venire. Sfida le tue paure, guardale in faccia, riconoscile, e buttaci dentro. Ma non nasconderle, non le mettere sotto il tappeto, perchè è solo una presa in giro, verso te stessa/stesso, ed una perdita di tempo.

Consapevolezza significa anche questo.